martedì 27 marzo 2012

motore semantico

Una ristrutturazione radicale per restare padrona di un mercato in veloce evoluzione e dare vita alla nuova generazione della ricerca sul web. Google si trasforma: nei prossimi mesi il motore di ricerca più popolare del mondo si sottoporrà ad un restyling intensivo, sia dell’interfaccia sia del famoso algoritmo di ricerca che lo muove. Innanzitutto, punendo chi bara: con il nuovo algoritmo, infatti, scenderanno di posizione le pagine che presentano una sovraottimizzazione per il motore di ricerca che le fa apparire più rilevanti di quanto veramente non siano. Resterà inalterata, però, la funzione fondamentale e più nota di Google: la possibilità per gli utenti di cercare una parola chiave. Quello che cambierà profondamente, invece, saranno gli effetti di una ricerca: al posto dell’attuale lista di siti, Google offrirà una pagina più strutturata, anche graficamente, che incorporerà, oltre alla solita "classifica" di link rilevanti, anche i risultati ottenuti attraverso l’utilizzo della tecnologia di ricerca semantica. Una tecnologia nota ma non ancora molto diffusa, che prende in considerazione, oltre all’oggetto parola, anche il suo significato. E permette, in questo modo, associazioni tra parole chiave e pagine che trattano argomenti "correlati", anche nel caso in cui queste ultime non contenessero il termine ricercato. Ad esempio, spiega il search executive della società Amit Singhal, digitando nella casella di ricerca "Google" il motore restituirà agli utenti, oltre ai risultati "normali", anche i fondatori Larry Page e Sergey Brin, la storia della società e informazioni sulla città di Mountain View,. Insomma, tutte le entity che il motore ha silenziosamente ammassato, negli ultimi due anni, in un database contente centinaia di milioni di voci. «Google darà risposte che si adattano di più al modo in cui percepiscono il mondo gli esseri umani»,, continua il search executive, notando che per molte ricerche, oggi, «l’utente incrocia le dita e spera di trovare ciò di cui veramente ha bisogno». Tra le novità previste, infatti, c’è anche la risposta diretta alle domande poste dagli utenti. Chiedendo al motore, ad esempio, quali sono i fiumi più lunghi d’Italia, sulla pagina dei risultati comparirà subito la risposta, e non solo un link che rimanda a una pagina web contenente le informazioni. Inoltre, Google fornirà ai navigatori pure un comodo specchietto che riassume gli attributi noti dell’oggetto cercato. Nel caso dei fiumi, lunghezza, posizione geografica e sorgenti. Insomma, un cambiamento importante, di cui si inizieranno a vedere gli effetti già nei prossimi mesi. IL processo di cambiamento, avverte Singhal, non sarà breve: ci vorranno anni. Ma è un investimento che Google ritiene necessario fare. Anche perché, nonostante Android e le applicazioni, la ricerca web rimane la tecnologia chiave dell’azienda. È grazie alla ricerca basata sulle parole, infatti, che Google ha ottenuto la leadership del mercato. Ed è sempre questa tecnologia a fornire linfa vitale al sistema pubblicitario online del motore, un business che genera la maggior parte dei 37 miliardi di fatturato di Google. L’intervento di restyling serve proprio a mantenere il dominio del motore sul mercato delle ricerche. Che appare ancora assoluto, anche se in corso di erosione: secondo i dati diffusi da ComScore, nel mercato chiave degli Stati Uniti Google, nel 2011, ha detenuto una quota del 66% delle ricerche sul web. Bing di Microsoft, però, inizia a farsi strada, con un dato a dicembre scorso del 15,1%. La situazione appare fluida anche nel resto del mondo: per gli analisti di Hitslink, Google ha avuto, nei primi tre mesi del 2012, una quota dell’81% delle ricerche globali. In calo dal dato medio di 83,4% del 2011, e dall’85% registrato nel 2010. Questa volta, però, il calo relativo di Google non è da addebitare alla spietata concorrenza di Microsoft o Yahoo: è chiaro che il motore di ricerca stia pagando lo scotto dell’esistenza di Baidu, il suo rivale cinese. Che ha già superato Yahoo, ed è diventato il secondo motore del mondo, con una quota del 7,59%. Quasi il 30% rispetto rispetto al 5% medio di market share portato a casa nel 2011.

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